LA STORIA

In Italia la prima forma organizzata dei minorati visivi fu denominata Unione Italiana dei Ciechi, fondata a Genova da Aurelio Nicolodi (Trento 01.04.1894 - Firenze 27.10.1950), cieco di guerra e suo primo Presidente Nazionale.

Diplomato geometra e impiegato alle Ferrovie dello Stato, fu Ufficiale dell'esercito nella prima guerra mondiale e perse la vista meritandosi la medaglia d'argento al valore militare. Laureatosi in Economia e Commercio, fondò l'Unione Italiana Ciechi al Congresso di Genova il 26.10.1920 e dedicò la sua vita e la sua illuminata opera di educatore al riscatto morale e materiale dei privi di vista italiani, sia sotto il profilo organizzativo che dell'istruzione elementare e medio-superiore, allora pressoché inesistente in Italia, fondando diversi Istituti specializzati e in particolare, nel 1929, l'Istituto "Vittorio Emanuele II" di Firenze che oggi porta il suo nome.

A seguito della legislazione statale degli anni '70 l'Unione Italiana Ciechi fu privatizzata, mantenendo però la natura di Ente Morale e fu posta sotto la vigilanza del Ministero dell'Interno, acquisendo successivamente la qualifica di O.N.L.U.S.
Notevoli le conquiste dei minorati visivi in campo giuridico: basti pensare che, se nell'antichità e nel medioevo il cieco nato era interdetto per legge, e quindi privo di capacità giuridica, fino a tempi molto recenti si mantenne nei confronti dei privi di vista l'impossibilità alla firma di atti di valore legale. Infatti il riconoscimento del valore legale della firma dei privi di vista risale solo alla Legge 3.2.1975 n. 18, quindi a tempi molto recenti: passi da gigante, compiuti grazie soprattutto all'impegno dell'Unione Italiana Ciechi, se solo si pensa che fino alla metà degli anni '50 si vedevano ancora ciechi accattoni sui gradini delle chiese.